Quando l’Etna ne avvelenò i raccolti, i sicani fuggirono a Occidente. Quando tornarono per riprendersi i territori, i siculi li ricacciarono oltre la Piana di Catania.
E la Piana, di storie, di guerre e di battaglie ne ha viste. E tante. Come quella del ’43 quando i cingoli dei carri armati alleati passarono sulle spighe dorate che s’imbrattarono, fin troppo, di sangue.
Fra zagara e grano, oggi è un unico, sconfinato, monumento punteggiato di masserie senza più padroni, con i mostri di pietra impolverati di ricordi. Ricordi di ragazzine con gli ombrellini e di gabelloti che bestemmiavano contro Dio e contro i viddani, che sui campi si spezzavano la schiena.
Bionda di grano da mietere, la Piana è il mito dei Palici, ma è pure la città di Paliké il ponte di Pietralunga, il Borgo Pietro Lupo, la grotta di Rocchicella, la Montagna di Ramacca. Ed è teatro delle passioni umane, di carrettieri assassini per amore, e di marchesi padroni delle vite dei contadini.
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